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QUANDO LA STORIA CORRE SULLE ROTAIE



Ti ritrovi un giorno sulle orme di una storia che nasce tanto tempo fa, quando i treni collegavano paesini lontani, amenità popolari che romanticamente col tempo si sono allontanate dalle nostre conoscenze. Quei treni che un tempo percorrevano rotaie appoggiate su di un’unica linea e che divenivano viaggi lunghi ed improbabili, ma che si ammantavano di un pioneristico fascino che ad oggi è riportato alla luce da un’iniziativa lodevole e memorabile della Fondazione delle Ferrovie dello Stato, la quale si avvale di alcuni volontari che sono il fiore all’occhiello di una realtà già di per sé encomiabile. Stiamo percorrendo l’antica linea Napoli Centrale-Fragneto Monforte, perché ci dirigiamo verso il 35esimo Festival delle mongolfiere, annuale appuntamento che riporta fuori dal quotidiano anonimato un piccolo ma caratteristico paesino del beneventano. Siamo affascinati dalla locomotiva che ci si pone innanzi, un veicolo elettrico che trasporta alcune carrozze di antica fattura risalenti agli anni ‘30 del ‘900, su di una linea che, all’arrivo a Benevento, ci viene annunciato, subirà un cambio di locomotore che da trazione elettrica lo diventerà a nafta, in quanto l’antica linea non è mai stata elettrificata. Suggestivi i paesaggi, emozionanti gli scorci, che al cambio di trazione si stagliano ancor di più a mozzafiato, grazie al lento andare della locomotiva. L’emozione è tanta alla storica fermata di Pietrelcina, dove tutto ricorda le orme e la presenza del Santo, San Pio, che l’ha nobilitata e resa famosa al mondo. Il mistico dei luoghi e dei panorami che si alternano ci fanno star bene con noi stessi e preludono ad una bellissima giornata, fatta di varie e interessanti iniziative, non ultima la performance di un giovane gruppo di bravissimi batteristi che suonano all’unisono, quasi come il ritmico andare della locomotiva che ci ha accompagnati in quella realtà per noi sconosciuta e impensata. La bella esperienza, però, la dobbiamo, anche e soprattutto, ai volontari del treno ed in particolare a “quell’amatore appassionato”, così si è voluto definire (ma sappiamo che è persona di ben altro e superiore spessore culturale e professionale!), quale è Fedele, che indossa con orgoglio e dignitosa postura la divisa delle Ferrovie dello Stato, a cui si ritiene legato e, come il suo stesso nome suggerisce, in stretta simbiosi con l’istituzione ferroviaria. Fedele ci ha condotti in un viaggio nel viaggio, dove ci ha descritto storia, eventi, caratteristiche tecniche, curiosità legate al treno ed alla linea che percorrevamo, e come non chiedergli di lasciarci una testimonianza da mettere nero su bianco per chi non ha ancora provato certe emozioni.


La prima domanda è come nasce questa iniziativa e da chi parte soprattutto?


L’iniziativa di valorizzazione del patrimonio demaniale ferroviario di questo paese sicuramente ha una storia antica, quasi quanto i treni che stiamo mantenendo in efficienza e mettendoli in condizione di viaggiare. Va detto che un grandissimo impulso alla valorizzazione delle ferrovie turistiche è stato conferito dall’Ing. Cantamessa nel 2013, quando per l’appunto nasce la Fondazione F.S., che in questo momento è un punto di riferimento internazionale in materia di sviluppo e salvaguardia del patrimonio ferroviario.


Abbiamo potuto apprezzare i mezzi storici sui quali abbiamo potuto viaggiare ma anche la linea lo è altrettanto, tanto che non è elettrificata. Quanto dispendio in ordine di energie ha comportato per voi una situazione del genere?


Si, la ferrovia che abbiamo percorso è inquadrata in un progetto denominato “Binari senza tempo”, il quale mette in esercizio delle linee oramai dismesse dal traffico commerciale. E’ stato approntato un piano con specifiche prescrizioni di sicurezza inerenti la marcia del treno, con tutte le dovute cautele del caso. Il dispendio di energie è per noi relativo, in quanto volontari appassionati la fatica la facciamo scivolare, la passione supera ogni difficoltà!


Abbiamo inteso che, in quanto appassionati, siete meri volontari di una nobile causa, per la quale a questo punto ipotizziamo non siate retribuiti. Dunque da dove nasce questa passione e questo vostro forte accoramento che, a nostro parere, è inusuale rispetto ad altri contesti che abbiamo avuto modo di valutare?


Ognuno di noi ha una sua storia personale che ci ha condotti, in vario modo, a fare questa scelta di volontariato. Credo, soprattutto, che uno dei fattori trascinanti riponga proprio nel contesto treno, un mezzo affascinante con una storia immensa, che ripercorre anche quella del nostro paese. Ritengo, inoltre, che il treno sia stato, in quanto mezzo di trasporto, un tramite che ha contribuito a ricucire uno strappo socio-economico che c’è stato nel nostro Paese. Il treno consente relazioni sociali, in quanto il dialogo è quasi gioco forza tra utenti, con questi e gli operatori di servizio, ma anche a causa di quanto sia lunga ed impegnativa una giornata di viaggio, ancor di più se si tratta di un treno storico. Vivere un’esperienza del genere, con un dialogo interattivo tra chi si propone e chi usufruisce, comporta non solo l’acquisizione di dimensioni lavorative sconosciute ma anche di predisporsi ad un’esperienza pacifica, in un contesto sereno e ancor di più con l’intento di godersi una bella giornata in una cornice amena ma pur sempre nevralgica del nostro tessuto sociale.


Ci troviamo in un contesto molto lontano dalla città, dove la modernità non è proprio una caratteristica del posto. Oggi siamo in un momento di festa che accentra interessi e diverse proposte, ma domani probabilmente con il termine del festival delle mongolfiere tutto questo trambusto sarà un ricordo e si attenderà un altro anno prima di riviverlo. La domanda è se non si possa coordinare meglio questo evento? Magari coinvolgendo di più le realtà del posto e non perché la fondazione o le ferrovie statali non vi abbiano messo impegno, ma perché molte persone sono volute venire a vedere il treno, arrivato qui quasi in anonimato mentre le maestranze ad accogliere una così bella iniziativa non erano poi così tante. Eppure quante persone sono accorse al treno che arrivava, in pratica in giro c’erano indicazioni per ogni iniziativa ma nulla o poco per la presenza del treno storico a Fragneto Monforte.


Molto si è fatto, molto si fa, ma altrettanto c’è ancora da fare sotto questo aspetto. Fa piacere vedere la scritta identificativa della stazione ancora ben evidente e in ottime condizioni, ma in un paese in cui la centralità dei trasporti non confida più nelle ferrovie va da sé che non apporta alcun interesse se non quello storico-culturale. In alcune località è sentita di più una tale questione anche per il contributo di alcune associazioni che si sono fatte carico di pubblicizzare maggiormente gli eventi, preparando anche dei pacchetti turistici adeguati al cliente, o meglio “turista viaggiatore” che mi sembra termine più adeguato, e che rendessero più semplice e allettante sia l’esperienza del percorso storico su rotaie, sia la permanenza nei luoghi di stazionamento. La Fondazione Ferrovie dello Stato sta proponendo un’offerta che possa creare virtuosità turistica, ma poi sta alle realtà locali saper cogliere una tale opportunità.


Passare dal treno elettrico a quello a nafta ci ha concesso la possibilità di vedere parecchi scorci affascinanti del percorso che abbiamo fatto e non nascondiamo la forte emozione che ci ha colti nell’ammirarli. Voi che riverberate spesso questi tragitti e queste emozioni, ancora vi emozionate o non ci fate più caso? Quali sono le vostre sensazioni nel percorrere queste località?


Innanzitutto vi ringraziamo per non averci nascosto la vostra emozione e di essere qui oggi per aver condiviso con noi questo viaggio. Siamo davvero soddisfatti di ricevere questi feedback da parte vostra, e questa stessa intervista è testimonianza che questo processo culturale che cerchiamo di trasfondere, a quanto pare, sembra essere ancora una volta riuscito. Sicuramente la stanchezza psicofisica non è sotto il controllo di nessuno, ma assicuro che anche quello che sembra tra noi il più algido di sentimenti o il più stanco, a fine giornata mostra sempre un sorriso di soddisfazione. Soprattutto in un treno del genere dove si vive uno spirito di corpo molto solidale e importante e dove si instaura un rapporto di fiducia e di relazione con i viaggiatori sempre proficuo ed interessante, soprattutto molto più umano rispetto a treni moderni che basano il loro prodotto sulla celerità del servizio ma anche degli stessi rapporti. Senza dubbio un servizio, quest’ultimo, necessario ed opportuno ma molto meno romantico e relazionale.


Domani lei ritornerà al suo lavoro ed ai ritmi frenetici di cui sopra, a questo punto che salto di qualità e di vita è rispetto ad un’emozione che abbiamo condiviso assieme?


Vi rispondo solo col dire che la stanchezza passa ogni volta che si vede un treno come questo, e tornare a lavoro con questa gioia dentro non può che essere incitante a fare sempre meglio. Comunque non vi nascondo che stamattina, benché stanco dal lavoro dei giorni precedenti, nel vedere questo treno, un sorriso mi è scappato!


Nel chiudere questa intervista volevamo ringraziare tutti voi per l’accoglienza riservataci, per averci accompagnato e ispirato in queste belle sensazioni ed emozioni. Nell’ascoltare la storia di questo convoglio, della sua locomotiva e delle rotaie su cui si è percorso questo viaggio, possiamo solo dire di aver fatto storia anche nel nostro intimo di una realtà da apprezzare, di un’iniziativa da implementare e pubblicizzare, ma più di tutto di un senso di gratitudine ed ammirazione per appassionati volontari, anche noi ora vi consideriamo tali, che sacrificano il loro tempo libero per emozionare e regalare sorrisi che forse avevamo dimenticato di avere in una di quelle stazioni che abbiamo toccato o su di uno di quei posti a sedere che ci hanno ospitato. Grazie infinite a tutti voi ed in particolare a Fedele, che, con gran senso di corporativismo e di dedizione incondizionata, regala sapere e conoscenza commisturati a emozione e commozione di una realtà che lo fa anfitrione di un progetto da reiterare più e più volte. Complimenti e grazie!




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